Musica naturale. Il titolo del nuovo percorso tematico proposto da Sentieri Selvaggi in avvicinamento a Expo 2015 potrebbe essere fuorviante.
Si potrebbe pensare a un ascolto ispirato ai suoni della natura, a un’onomatopea di maniera o a una sorta di impressionismo musicale. Niente di tutto ciò. Ancora una volta Boccadoro ci sorprende con una selezione di musiche di ogni dove che con il tema hanno i legami più disparati. Dal titolo all’ispirazione, dai materiali degli strumenti al respiro, in un’alternanza tra pensiero profondo e gioco.
“Music for pieces of wood” di Steve Reich è un brano ipnotico che va alla radice del ritmo e del suono. Cinque coppie di bastoni di legno che in maniera ora ossessiva ora seducente portano l’ascoltatore a uno stato di near trance. Il suono è come se si autogenerasse e i musicisti fossero lo strumento di una natura che si libera.
E dopo Reich, Berio: due concezioni della musica agli antipodi. “Naturale” è un brano emblematico della ricerca, della costruzione e della ricostruzione del compositore ligure. Nella musica e nella memoria. Un affondo nella cultura del Mediterraneo e della Sicilia tanto più sofisticato proprio perché privato di qualsiasi mediazione culturale se non l’impianto musicale. La voce di un cantore siciliano su nastro registrato si mescola a quella della viola che intesse un madrigale di melodie, ninna nanne, canti nuziali accompagnati da percussioni che sembrano scandire il senso della vita in questa terra drammatica. Vero, brutale e sofisticato come “Quando la terra trema” di Visconti. Fino alla scarica di mitra del finale che ci ricorda la dimensione grandiosa e tragica di una terra riarsa dalla natura e ferita dall’uomo. Siamo a migliaia di chilometri dal tentacolare gioco reichiano.
Ma nel gioco ricadiamo con il godibilissimo “The Nature in the Grave”. Fantasia del gusto per sei strumenti insaporiti di Matteo d’Amico, un brano molto articolato ispirato ai versi di W.H.Auden che gioca con l’imitazione di stili come in una sorta di gigantesco mash up di suoni e gusti.
Ritorniamo con Flavio Testi (uno dei più grandi compositori italiani, recentemente scomparso) a sfiorare il “Cielo”, una specie di aiku per fiato solo che nella sua essenzialità e brevità ci porta a una musica rarefatta e funambolica dimentica della dimensione temporale.
Rush finale con “Wide Open Space” di Armando Bayolo, autore americano nato in Puerto Rico, che ci parla dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla natura dei grandi parchi americani. Una passeggiata nel bosco scandita da una passacaglia, accompagnati da un FA# sempre più presente e che ci guida prima a una “Waste Land” e infine a una “Marche au supplice” di berlioziana memoria simbolo del nostro destino segnato e non più recuperabile.
Programma:
Steve Reich
Music for pieces of wood
Luciano Berio
Naturale – per viola, percussioni e nastro
Matteo D’Amico
The Nature in The Grave – Fantasia del gusto per sei strumenti insaporiti (prima esecuzione assoluta)
Flavio Testi
Cielo – per flauto solo
Armando Bayolo
Wide Open spaces (prima esecuzione italiana)
Graham Fitkin
Ardent – per sestetto
Esecutori:
Sentieri Selvaggi
Carlo Boccadoro
direttore