Rapallo, 1901. Impegnato in un grand tour da romantico fuori tempo massimo (come la sua musica), Jean Sibelius medita sulla figura di Don Giovanni.
Ne trae temi di čajokvskiana tragicità per l’Andante della sua Seconda sinfonia, più netta e rifinita delle sette sorelle, ma pur sempre libero fastello di frammenti canori finnici, lugubri pizzicati d’archi, clangori d’ottoni da lungi. Perché il paginone orchestrale funzioni, serve una compagine di grande smalto e un direttore che sappia annodare i mille temi.
Ad apertura della Sagra Musicale Malatestiana abbiamo l’una e l’altro: Yannick Nézet-Séguin torna in Italia (lo avevamo sentito a luglio in trasferta parmigiana con i Berliner) insieme alla Rotterdam Philharmonisch Orkest, sua orchestra fino al 2018. Yannick evoca e narra con gesto energico ma mai perentorio, non enfatizza gli accenti e lascia al più naturale squillo di chiarissime trombe la festosità delle fanfare nel Finale. Niente facile dramma, anzi fraseggio voluttuoso che sembra emanare naturalmente dal suono degli Olandesi, impastato da corni di sovrana bravura, brillante e timbrato anche nei pianissimi. Accordi finali densi e filanti come il mastice. Mai un fraseggio troppo turgido alla ricerca del facile effetto, né in questo Sibelius né nel brahmsiano Doppio concerto Op. 102 incastonato a metà programma.
Tanto più che motori del pezzo erano due musicisti fini come Renaud e Gautier Capuçon. Fratelli sono nella vita e fratelli li vuole la scrittura del brano, dacché non per contrasti o disfide virtuosistiche si parlano violino e violoncello, ma in unità d’intenti enunciano temi, cantano per ottave, si scambiano le frasi. Musica per virtuosi ma difficilmente risolvibile in puro istrionismo, dunque. I Capuçon riescono nella sfida: autorevole è il violoncello di Gautier nel suo recitativo d’apertura, cantabili su discreti portamenti sembrano entrambi nell’Andante centrale e finissimi miniatori d’ogni battuta nell’aprire il Vivace conclusivo. A sorreggerli un’orchestra di suono spettacoloso sì, ma non esteriore.
Aveva aperto il concerto l’Ouverture dall’azione teatrale L’Isola disabitata, un Haydn dal sapore di Gluck, spiccato con bella intensità da un Nézet-Séguin che di teatro settecentesco (nella fattispecie Mozart) ne ha masticato e continuerà a masticarne: dal 2017 è atteso al Met come nuovo direttore musicale e torna nelle Americhe.
Intanto stasera, fra programma orchestra e solisti, ha fatto (e ci ha fatto fare) un corroborante bagno di musica del Vecchio Continente.
Programma:
Joseph Haydn
Ouverture da “L’isola disabitata”
Johannes Brahms
Concerto per violino, violoncello e orchestra in la minore Op. 102
Jean Sibelius
Sinfonia n. 2 in re minore Op. 43
Esecutori:
Rotterdam Philharmonisch Orkest
Yannick Nézet-Séguin, direttore
Renaud Capuçon, violino
Gautier Capuçon, violoncello