galassia 2

Mai “Quadrilatero” fu più trapezoidale.

I primi tre brani proposti in questa serata dedicata alla musica all’elettronica “a quattro dimensioni”, sono accomunati da una significativa disaggregazione dei suoni all’interno di ciascuna composizione, mentre il quarto – caratterizzato anch’esso da passaggi stridenti e disomogenei fra loro – grazie alla perfetta corrispondenza fra proiezione e registrazione, si costituisce come ultimo vertice del trapezio. Lontanissimo dagli altri.

Nel primo brano, a cura di Mario Marzi, il gioco di rimandi fra le note del sax dal vivo e la base digitale convince davvero solo verso la fine del pezzo, quando viene ingaggiata una lotta senza quartiere fra le due esecuzioni che tentano di sopraffarsi l’un l’altra. Quando il brano di Massimiliano Viel prende avvio, il suono di citofoni, scricchiolii, porte che sbattono e gocce che cadono invade la sala, lasciando il pubblico spaesato in mezzo a tanti rumori quotidiani così sovrapposti.
La performance di Riccardo Nova richiama melodie orientaleggianti, quasi da meditazione, e accompagna la proiezione di figure cangianti nelle forme e nel colore, ma non c’è nessun abbandono catartico: il suono non procede in sincronia con l’avvicendarsi delle immagini; viene poi proiettata una mini-galassia, mentre risuonano i segnali acustici attraverso i quali comunicano le apparecchiature satellitari. Dopo pochi minuti, tuttavia, una domanda sembra imporsi: se questi, così freddi e impersonali, sono i suoni dello spazio extraterrestre, non è forse il caso di tornare fra gli uomini? Se l’elettronica invece che un modo per arricchire il nostro alfabeto sonoro diventa un luogo dove non vi è nessuna umanità, come in questo pur meraviglioso cielo stellato che scorre nella proiezione, non siamo forse andati troppo oltre?

Fortunatamente, non sono gli alieni a rapirci ma l’ultimo brano, quello di Giuseppe Ielasi. L’ottima acustica dell’Auditorium San Fedele si presta egregiamente a un’esperienza totalizzante: i suoni campionati sono sconnessi e frammentari come nelle esecuzioni precedenti, ma non rimangono tali. Ciò che appare nel video riceve significato dal suono e viceversa; le due dimensioni si tengono insieme come solo nell’opera d’arte succede: laddove alterando un solo dettaglio, l’intera composizione crolla.

Programma:

Mario Marzi, sassofono
Opere di Luigi Ceccarelli e Carmine Emanuele Cella

Massimiliano Viel
Crossing – prima esecuzione assoluta
Tecnica: file audio stereo da essere spazializzato su Acusmonium

Riccardo Nova
Nineteen Mantras remix – prima esecuzione assoluta
Tecnica: file audio stereo da essere spazializzato su Acusmonium

Giuseppe Ielasi
Computer Music

Interazione tra musica elettronica e video-art a cura del laboratorio multimedia Otolab