“Grazie, Signore” si ripeteva Salieri come un mantra, nel film “Amadeus” di Milos Forman, mentre assisteva alla scalata al successo di Wolfang Amadeus Mozart, rappresentato come un allegro e irrispettoso sàvant.
Questo perché nel film come nel senso comune il concetto di genio è sempre legato a quello di predestinazione e anche a quello di difficile rapporto con le autorità. Una cosa nota comunque, è che Mozart, in vita, se la giocò male: incarichi economicamente modesti, lezioni private come un lacchè, fino alla storica pedata nel culo di licenziamento, elargita dal Camerlengo dell’Arcivescovo di Salisburgo. E ciò nonostante le sue capacità sovrumane fossero immediatamente chiare a tutti coloro che aveva intorno. Proprio grazie a queste vicissitudini, tuttavia, Mozart per primo ha contribuito a distaccare la musica dal nido a quei tempi abituale, cioè la corte o i palazzi dei signori, dandole una dimensione d’indipendenza in quel momento sconosciuta. La sua fama è rimasta immutata nei secoli, fino a prendere accezioni archetipiche ad indicazione della musica antica tutta, e la sua genialità (evidentemente funestata dalla patologia) è tutt’oggi argomento di dibattito. Un dibattito ben interessante, anche, come quello che c’è stato in aula magna dell’Università di Milano, tutto incentrato, appunto, su “Musica e Cervello”. Naturalmente le possibilità della medicina sono cambiate e la patologia a livello neurologico viene analizzata e spiegata con ben altri mezzi, ma il tema della predestinazione e del legame fra disagio psichico e creatività continua ad affascinare. Si è analizzato il processo neuronale che si mette in moto all’ascolto nella musica, nell’emisfero destro: ricerche che si concentrano sulle differenze fra bambini e adulti nella reazione neuronale all’ascolto di musica per scoprire che non ce ne sono (dunque è possibile essere “predisposti”, già da bambini?), altre ricerche ne trovano invece fra le reazioni di chi sia per studi, contesto, educazione musicista e chi no (dunque è invece il contesto?). Una sola cosa appare chiara: fosse successo oggi molto probabilmente il guizzo sarebbe stato annegato fra tac, sedativi e terapia di gruppo. Forse qualcosa su cui riflettere.