“Non siamo una coppia in senso tradizionale. E ciò che è più paradossale, è che una coppia musicale può essere anche più intima di una coppia innamorata”.
Anni fa, Gidon Kremer descrisse così la partnership ultradecennale con Marta Argerich. Ogni volta che capita di sentirli suonare insieme, non si può non rimanere stregati dall’impeto e dal vigore delle loro letture, dall’evidente intesa e dalla capacità di proporre partiture notissime, insieme a chicche nascoste nei rivoli della storia della musica o riletture e arrangiamenti inaspettati.
A loro piace fare musica, a loro piace giocare con la musica. Vivono la musica per gli altri, per divertire e coinvolgere la platea, così come per trasmettere la gioia a tutti coloro che con loro sono sul palco a suonare.
Kremer con la Kremerata Baltica, composta da giovani musicisti lettoni, ha costruito una delle più rilevanti formazioni orchestrali europee. La Argerich, con il Festival di Lugano, ha creato uno dei palcoscenici più interessanti in Europa in cui le nuove leve si confrontano a tu per tu con i mostri sacri. Con queste premesse si capisce come le due ore e mezza di concerto che ci hanno regalato siano volate in un istante. Tanta musica da riempire due concerti. Cinque brani e quattro bis. Il benvenuto del maestro di cerimonie, l’orchestra da sola, con la pianista, con il violinista e, infine, con la pianista e il violinista insieme: un concerto galante finanche nella sequenza dei brani.
In questo quarto appuntamento con la nuova stagione delle Serate Musicali, apriremo e chiuderemo con Mozart, anche se rivisto secondo una giocosa chiave contemporanea. Alexander Raskatov con “Cinque minuti dalla vita di Wolfgang Amadeus Mozart” per violino solo e archi imita Mozart con un brano divertentissimo, in cui l’archetto di Gidon Kremer restituisce suoni che arrivano fino all’inudibile – anche se disturbato da rumori del backstage, lasciati entrare da una porta rimasta aperta.
Il “Divertimento per orchestra d’archi” di Bartok è l’ultimo dei brani da lui composti prima di lasciare l’Europa e uno dei più marcatamente neoclassici, in cui i temi ungheresi sono incastonati all’interno di un’impostazione orchestrale vicinissima a quella di Haydn o Mozart. La Kremerata Baltica suona con impeto e soprattutto trasparenza mirabile e ci fa presagire che non sarà, anche nel resto del concerto, un mero supporto all’esibizione dei due guru.
Poi entra Martha. Il fascino e l’energia riempiono la sala al suo solo ingresso. Si siede maestosamente al pianoforte. L’orchestra inizia a suonare in un perfetto equilibrio di sonorità, fintanto che il piano non inizia a cantare. Con forza e delicatezza, con metallo e velluto, al ritmo del suo corpo delicatamente ondeggiante, arriva al nostro orecchio una sequenza di note snocciolate come i chicchi di riso di un risotto cucinato alla perfezione. Un’armonia generale in cui i chicchi sono distinguibili perfettamente uno a uno. Ma è mirabile ancor più la visione generale del brano: una lettura in cui l’impalcatura generale è rigorosissima e quasi ascetica (i trascorsi con Benedetti Michelangeli e Abbado hanno lasciato traccia, eccome!).
E Beethoven prende poi un’altra strada. Gidon Kremer è un sessantenne alto e dinoccolato che con giacca smanicata arriva sul palcoscenico come un cestista potrebbe entrare in campo. E gioca. Il “Rondò op. 129” di Beethoven è opera giovanile gustosissima e il violinista ce lo propone a velocità supersonica e graffio potente dell’arco. Puro piacere. Il rondò è un brano scritto “all’ungherese” per piano, qui trascritto deliziosamente per violino e archi dal compositore russo Victor Kissine. Sembra esserci nel programma una trama segreta. Kremer omaggia in un sol colpo Bartok, Beethoven, la Argerich, le sue radici (è stato allievo di David Oistrack), la contemporaneità.
E Kissine ancora ci trascrive il “Concerto K. 299″ di Mozart nato per flauto, arpa e orchestra per permettere a Martha a Gidon di confrontarsi insieme sul palco. L’intesa è formidabile, il brano gradevolissimo. Ancora una volta il duo tira fuori dal cassetto un pezzo poco conosciuto e lo fa rivivere davanti a noi come se fosse una novità assoluta.
È qui tutta l’essenza della musica da camera. La leggerezza non è banalità, lo scherzo può valere molto di più di un sermone. Schumann, Beethoven, Brahms a completare una serata che nessuno in sala voleva veder finire.
Programma:
B. Bartok
Divertimento per orchestra d’Archi
Ludvig Van Beethooven
Concerto per pianoforte n. 2 op. 19
Rondo a Capriccio op. 129 “La Rabbia per un Soldo perduto” per vl. solo e archi (arr. V. Kissine)
Wolfang Amadeus Mozart
Doppio Concerto per flauto, arpa e orchestra in do maggiore KV299 (trascr. per violino, pianoforte e orchestra d’archi di V. Kissine)
Esecutori:
Kremerata Baltica
Martha Argerich
pianoforte
Gidon Kremer
violino