Sonorità sacre e millenarie, ritmiche lente e ripetute, metallofoni, xilofoni, tamburi, gong e flauti di bambù scandiscono la lotta tra il bene e il male che si esprime nella danza balinese, dove ogni movimento parte da una direzione opposta a quella cui si rivolge, in equilibrio tra la durezza, il vigore e la forza maschile di kras e la delicatezza, la dolcezza e l’armonia di manis.
La costruzione melodica risulta molto semplice, mentre grande importanza è attribuita al timbro. L’armonia è impostata su due scale distinte: pelog e slendro, entrambe pentatoniche, ma la prima è detta femminile, la seconda maschile. La genuinità, la semplicità e spontaneità, ma al tempo stesso la profondità di queste musiche e di queste danze, hanno ispirato Claude Debussy (al quale parte del festival è dedicata per il 150esimo anniversario della sua nascita), e in esse ha trovato un approdo espressivo lo scrittore francese della rivolta assoluta, del teatro dell’eccesso, della disperazione, della sofferenza, Antonin Artaud Nella danza balinese i ricordi rappresentano il tempo e il corpo rappresenta lo spazio, i gesti diventano quindi immersioni descrittive del tempo nello spazio. Non esistono interruzioni nei movimenti perché la lentezza fa sì che la fine di un gesto trapassi in un altro in modo naturale. Bisogna entrare nel teatro della Luna consci di dover staccare la spina dalla vita milanese, lasciandosi trasportare in un affascinante viaggio verso l’Oriente.
Programma
Una notte balinese – Omaggio a Antonin Artaud
Orchestra gamelan
Atto I
Bali anni Venti: le danze e la nascita del gamelan gong kebyar
Atto II
Bali, danze e drammi: il teatro danzato degli dèi e degli uomini